lunedì 27 dicembre 2010

Vivere la Musica

Ariakas (Tought Collapse)

Sembra una cosa quasi stupida, ma spesso non ci si pensa: c’è chi ascolta musica, chi la balla e chi invece la vive. Io faccio parte di quest’ultima categoria.

Il mio rapporto con la musica si è andato perfezionando e consolidando nel corso di quasi vent’anni di passione, una passione che non esito a definire religiosa. Sì, perché per quanto mi riguarda la musica non è una forma d’arte, né un’insieme, piacevole o meno, di suoni, ma la musica è semplicemente quello che per i cristiani è Dio, per i musulmani è Allah e per i buddisti è Buddah.

Una perfezione come quella di una canzone, o di un’opera non può essere eguagliata da nessun’altra cosa, provate a pensarci anche voi. Chiudetevi in casa, spegnete le luci, accendete qualche candela, sdraiatevi a terra, e fate partire un qualsiasi disco dei Pink Floyd...fatto? Beh allora concorderete anche voi che avete appena fatto un lunghissimo ed introspettivo viaggio attraverso la vostra mente, e sono sicuro che vi ha segnato come ha segnato me, un potere come questo è qualcosa di Divino.

Ma torniamo alle origini di tutto, ovvero alla primavera del 1994, dove io, al tempo ancora 12enne stavo cercando la mia strada come tutti i pre-adolescenti del mondo.
Al tempo la musica l’ascoltavo, i miei gruppi preferiti erano Queen, Elio e le storie tese, De André ed i Blues Brothers (Beh a ripensarci non avevo dei cattivi gusti anche all’epoca).
Ero però molto fissato con le magliette degli Iron Maiden che io molto ingenuamente consideravo una marca, un brand, una cosa fica, alla moda, “Cioè tipo, io vesto Iron Maiden” non avevo assolutamente idea che i Maiden fossero un gruppo musicale.
Ad un certo punto un mio compagno di classe arrivò con la cassetta di A Real Live One, ovvero l’ultimo live album dei Maiden, scioccandomi in quanto mi aveva portato la prova che erano un gruppo musicale.
Dopo un paio d’ore di trattativa sono riuscito a convincerlo a prestarmi la cassetta, perché ero curioso di sapere che tipo di musica suonavano quelli con le magliette fighe.
Corro a casa dopo la scuola e vado subito al mangianastri (Io spero che tutti i lettori sappiano cos’è un mangianastri, se no vuol dire che sono proprio vecchio N.d.A.), inserico la cassetta e premo play con il cuore in gola con la curiosità a mille.
Partono le prime note di Be quick or be dead e rimango quasi folgorato, mi sentivo John Belushi in The Blues Brothers quando vede la luce in chiesa, in quel momento io ho visto la mia personalissima luce, in quel momento ho deciso su cosa si sarebba basata la mia vita, e cosa avrei voluto fare.
Mi sono detto: Farai il Musicista, Vivrai per la Musica.
Ho cominciato a suonare la chitarra, a farmi crescere i capelli, a radermi anche se non avevo barba solo per cercare di farla crescere prima, beh per farla breve nel giro di pochi mesi il bambino che pensava a Marco Van Basten e a giocare a pallone con gli amici e basta non esisteva più, ma un altro ragazzo stava nascendo, un musicista, un integralista della musica, un metallaro, una persona con uno scopo nella vita.

Facendo un piccolo riassunto degli anni tra il 1994 ed il 1999 (che sono stati i classici 5 anni di introduzione alla musica), il mio mondo si è completamente rivoluzionato, in quanto ho scoperto che non ero solo io, ma moltissime altre persone che vedevano la musica non come un’entità astratta ma come una precisa presenza fisica, palpabile e reale, molto più viva di molte altre entità che ci avevano “propinato” fino a quel momento.
Nella musica si trovava conforto, si litigava per la musica, si creavano amicizie e inimicizie, nuovi amori nascevano grazie alla passione per lo stesso tipo di musica e coppie scoppiavano per lo stesso motivo, mi stavo rendendo conto di far parte di un mondo parallelo, forse sotterraneo, ma sicuramente molto più vivo del mondo “convenzionale”. Sì, mi stavo trasformando in un fanatico della musica (e del metal in particolare).
Farsi 300 Km solo per vedere un concerto e non vederne neanche la fine perché dovevi prendere l’ultimo treno da Padova è stata probabilmente la cosa più normale (o meno idiota) che ho fatto in quegli anni, bigiare scuola per avere il biglietto per il concerto degli Iron Maiden con il numero più basso invece, ora lo rsconosco, è stata veramente idiota, trovarsi la ragazza fuori Milano in modo da vederla solo una volta alla settimana avendo così più tempo da dedicare alla sala prove con il proprio gruppo è semplicemente stata una conseguenza di tutto quello che avevo appena detto.

In tutto questo tempo non avevo mai perso di vista il mio obiettivo ultimo: quello di diventare un musicista. Il problema è che in un gruppo bisogna confrontarsi tra persone, e, spesso, soprattutto a quell’età, si litiga ed il gruppo va a ramengo.
Senza contare che spesso, anzi, troppo spesso, bisogna confrontarsi anche con la questione mala sorte, prima con i batteristi, che o erano bravi ma teste di <censura>, oppure erano delle persone splendide ma decisamente inadatti per quello che volevamo fare. Una volta risolto il problema dei batteristi, con le eccezzioni che confermano la regola, arrivano i segni del destino, una tendinite fulminante che mi ha tenuto lontano dalla chitarra per 5 lunghi, lunghissimi anni.

Forse è stato in quel periodo che ho capito molte cose di me, ed ho sviluppato il mio attuale e personalissimo credo, nei momenti di difficoltà non vado in chiesa, non parlo con un qualsiasi Dio, non prego, no, metto su un album di uno dei miei gruppi preferiti, e mi lascio trasportare dalla sua magia, piango, rido, mi carico, mi incazzo, prendo fiducia in me stesso, mi dà la forza di affrontare i problemi.
Io riesco a fare tutto questo semplicemente grazie alla musica, che quindi per me non è più una distrazione, o solo un sogno, ma si è sostituita in tutto e per tutto a quello che per i cristiani è Gesù, potete chiamarmi il Sacerdote del Metal.

Tornando seri, uno dei (vari) motivi per cui me ne sono andato da Milano alla volta di Praga è per come qui la musica è più considerata rispetto all’Italia, anche solo a livello di poter vivere un sogno, un sogno che si realizza.
In Italia per poter suonare dal vivo devi avere milioni di conoscenze, per farti pagare un concerto devi dare via il culo per non so quanti anni suonando in bettole e topaie avendo spese atroci (benzina, autostrada, strumentazione, mangiare e bere), per suonare sempre e comunque davanti a quattro gatti perché in Italia c’è l’invidia sulle altre band, non si supportano mai le band emergenti perché si ha paura che ce la possano fare prima di noi. Il problema è che questo è un circolo vizioso in quanto se non dai la possibilità ad altri di poter emergere, non emergerà nessuno perché la scena musicale rimarrà totalmente statica e bloccata su quello che già esiste e su quello che arriva dall’estero.
Inoltre, aggiungiamoci che per incidere un Mini CD di 4 canzoni con una produzione decente in Italia si spende intorno ai 1.500 - 2.000 € (minimo 50 - 60 € all’ora) che per molte persone diventa proibitivo, soprattutto con la crisi che c’è in questi anni.
Da noi a Praga, le cose funzionano in modo diverso. Per incidere un CD in uno studio di media professionalità paghiamo circa 13 € all’ora, abbiamo già fatto un paio di concerti nello stesso locale che continua a chiamarci perché vuole che suoniamo ancora da lui (e ci paga pure). Abbiamo suonato in Italia come gruppo Ceco e la gente ha fatto il pienone per vederci, stiamo programmando concerti in Norvegia, Russia ed Ucraina...mi sento un musicista, sto vivendo un sogno, il mio sogno, tutto quello che ho inseguito dalla primavera del 1994 si sta realizzando, ho dovuto rinunciare a moltissime cose, uscite con gli amici, appuntamenti vari, spesso al posto di stare al pub a vedere il campionato di calcio al caldo e davanti ad una fresca birra si camminava sotto la neve con chitarra e multieffetto per raggiungere la saletta e suonare per due o tre ore. Ma qui tutto questo è possibile. Anche se per dover vivere, per poter pagare l’affitto e le varie spese, sono costretto a fare un altro lavoro, nel campo dell’informatica io mi sento comunque di dire che sono un musicista perché sto avendo molte soddisfazioni in quel mondo, che a casa mia non ho mai avuto. Non mi sono arreso, ho sempre creduto nella Musica, ho trovato in Lei la forza ed ora ne sto raccogliendo i frutti. Chi mi conosce lo sa, per me la Musica viene prima di qualsiasi cosa, ragazza, amici, sesso, squadra del cuore (Milan), macchina etc. prima c’è Lei, come per un prete prima viene Dio, per un Rabbino anche, per un ultrà viene la propria squadra e per me esiste la Musica.
Un’entità empatica, con parole, note, atmosfere eppure non è solo questo, no, io sono profondamente convinto che la musica abbia un’anima propria, si possono sentire canzoni con dell’anima e canzoni senz’anima.
Chiudete gli occhi, e pensate ad una canzone, poi ascoltatela sempre con gli occhi chiusi, fatevi rapire da essa, non combattete contro l’istinto primordiale della musica, chiudete gli occhi, chiudete gli occhi.

1 commento:

  1. Grande Ariakas!!!
    davvero bello, autentico, commovente.
    In bocca al lupo!

    RispondiElimina