lunedì 27 dicembre 2010

Controcorrente (Au Rebours


Oscar Minori
La saggezza popolare ha un detto: “tutti i gusti son giusti”. Direi: “Ma anche no”.
Lo so, è blasfemo andare contro la volontà del Popolo, perché la maggioranza ha sempre ragione, soprattutto quando si tratta di cultura, ma purtroppo non riesco ad essere intenerito dall’idillio della Blasi e Totti, continuo a preferire Tiziano Vecellio a Tiziano Ferro e ho addirittura la pretesa d’avere personalità anche senza un paio di occhiali da sole D&G. Questi dissapori il Popolo li fa pagare mettendo l’eretico al bando, ma preferisco i miei esilî forse perché, a differenza dei gusti impostici, sono inarrestabili, imprevedibili, figli della fantasia e della curiosità e basta una canzone o un libro per poter dar loro vita.
Uno di questi è Controcorrente di Huysmans, capolavoro del Decadentismo spesso considerato come un libro elitario, bizzarro ed ermetico; aggettivi che definiscono perfettamente questo anti-romanzo dove l’unico personaggio, il duca Jean Floressas Des Esseintes, schifato dalla società francese della fine dell‘‘800, scappa nella sua “Tebaide” di Fontenay-aux-Roses per abbandonare una Parigi prosaica, volgare e corrotta.
Des Esseintes, contemporaneo della Seconda Rivoluzione Industriale, assiste alla nascita della società borghese che soppianterà la plurisecolare aristocrazia e che, con la sua ossessiva ricerca di lucro, il suo positivismo cieco e prepotente, il suo celebrare orgogliosamente il cattivo gusto e gli appetiti più vili, preannuncia la società postmoderna del XXI° secolo dove regna il capitale, il consumo e un edonismo prefabbricato e confuso. E l’unico modo per non subirne gli effetti collaterali è la fuga. Una fuga che nel caso dell’aristocratico dandy non è soltanto fisica, cinetica, ma soprattutto cerebrale e sensoriale, un biglietto d’andata verso il sogno e la follia, un viaggio disperato nella nave dei folli dove troverete anche noi, gli esiliati dal Popolo, coloro che preferiscono l’artificio al naturale, il sogno alla realtà, il rococò all’accademico.
Certo, la farsa del carapace di una tartaruga ricoperto da rubini e diamanti o l’invezione dell’organo dove i liquori sostituiscono le note musicali e il rifiuto di nutrirsi dagli orifizi appositi sono i deliri di un autore che aveva un noto senso dell’umorismo (chiaramente non accessibile a tutti) ma anche un modo singolarmente suo di lottare contro un secolo di progresso e pragmatismo usando come sola arma il culto del Bello e del Bizzarro.
Il Bello, il Piacere che si risente nel leggere un’opera dei decadenti latini, o nel vedere un quadro del simbolista Gustave Moreau, o nel assaporare i poemi di Mallarmé, che accederà alla notorietà proprio grazie al “name-dropping” di questo libro Controcorrente, perciò ha non soltanto straordinarie qualità enciclopediche, che ne rendono la lettura didattica, ma anche il pregio di essere una sorta di Galateo con solide istruzioni su un estetica dandy da applicare rigorosamente in ogni circonstanza della vita.
Penso, senza falsa modestia, che il sottoscritto sia riuscito ad assimilarne i principali insegnamenti e una delle prove risiede nel fatto di fare il panegirico di un libro suscettibile di essere apprezzato unicamente dalle rare persone con le quali condivido certe affinità nevrotiche.
 Nonostante apprezzi tantissimo l’aspetto critico dell’opera di Huysmans che con le sue fantastiche doti profetiche anticipa la società nella quale vivo, quello che mi colpisce particolarmente in questo libro è la sua ricerca disperata (ma velata) di misticismo.
Lo scrittore Barbey d’Aurevilly sintetizzò i contenuti del pessimismo di questo romanzo in una frase: «Dopo un libro tale non resta altro all'autore che scegliere tra la canna di una pistola e i piedi della croce»; in effetti Huysmans poco tempo dopo si convertì e, personalmente, la tentazione di riavvicinarsi ad un Dio, ad un entità metafisica, è divenuta enorme, forse perché i dissapori, le collere, e le disillusioni dell’autore son simili alle mie, che siano d’ordine privato o che lo siano in modo più ideologico e politico. D’altronde, sembra che l’unica risposta ad un mondo che ha subito una globalizzazione inanzitutto materiale sia appunto il ritorno verso una spiritualità che ridia un senso ad una vita che si smarrisce nell’idolatria della paillette e della tecnologia, Messia dell’epoca contemporanea che illudono il Plebeo di potersi innalzare dalla sua feccia. Leggere Controcorrente mi innalza dalla mia procurandomi una gioa immensa perché ricorda che non sono solo; che ci sono persone che secoli fa la pensavano un po‘ come me e perché mi fanno dimenticare Il Grande Fratello, Berlusconi, la ragazza che preferisce il troglodita ad un animo gentile e tutti quelli che disprezzano i miei gusti che, non saranno sempre giusti, ma che hanno sicuramente il merito di voler ridare un tocco di bon ton ad un mondo che si inorgoglisce della propria ignoranza.

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