lunedì 27 dicembre 2010

Capitan Assange, i pirati di WikiLeaks e una nave chiamata Quarto Potere


 
Vlfvs in Fabvla

Proviamo ad immaginarci un mondo senza menzogne, un mondo dove non sia possibile mentire, se non nella solitudine della nostra mente, perché ogni falsità verrebbe immediatamente smascherata. Proviamo a immaginarci come sarebbe difficile lavorare vicino a degli imbecilli, quali spesso ci comandano in ambito professionale, se questi sapessero subito tutto quello che abbiamo detto o scritto, in confidenza, su di loro. Siamo ben lontani da questo scenario di Orwelliana memoria ma lo sconquasso diplomatico-militare provocato dalla banda insurrezionalista di WikiLeaks, guidata da questa strana figura evanescente di Assange, merita alcune considerazioni di base.
 Anzitutto un quesito sostanziale: è giusto rendere noti al mondo documenti che ambasciate e servizi segreti vorrebbero riservati? La mia risposta è sì.
Probabilmente nessuno di noi accetterebbe che ogni cosa detta o scritta in privato debba diventare di dominio pubblico, anche se nell’era di facebook questo sta ormai diventando prassi quotidiana, e per di più spesso volontaria, ma qui la questione è ben diversa. Le informazioni pubblicate da Assange non sono pettegolezzi privati, chiacchiere di rione né voci di corridoio da pausa caffè, bensì fatti e documenti che influiscono sulla vita di milioni di persone e che, e qui cascano molti asini, differiscono di anni luce rispetto a quanto affermato in pubblico.
WL è adesso al centro di un feroce dibattito, e non poteva essere diversamente. Giornalisti ed opinion makers di tutto il mondo si chiedono se abbia fatto bene a smascherare le menzogne di militari e diplomatici e se questo non stia mettendo in pericolo il mondo. Porsi la domanda è lecito, ma rispondere che WikiLeaks sta sbagliando vuol dire rendersi ridicoli. Siamo arrivati davvero alle comiche!i I poteri che da anni uccidono, corrompono, massacrano civili inermi, provocano guerre, depredano al fine di controllare risorse e fonti di energia in tutto il mondo oggi vengono a dire ad Assange che sta mettendo in pericolo il mondo?! Ma nemmeno a Zelig ne abbiamo sentite di così divertenti! In testa, come sempre, il capo-pagliaccio della diplomazia italiana, già un burattino nell’aspetto, figuriamoci nelle idee, se così le possiamo chiamare, che non ha perso occasione di ridicolarizzare il nostro paese sostenendo che Assange vuole distruggere il mondo. Probabilmente per elaborare le sue profonde teorie sulle relazioni internazionali ricorre a modelli di spessore come Fantomas.
Insomma, l’inganno è stato smascherato e, per tornare alla vexata quaestio, ciò non può essere che un bene. Vedere l’egoarca nostrano sputtanato dagli americani che ci ha sempre sventolato come il simbolo della libertà (ma ve lo ricordate quando, con il suo inglese da CEPU, tesseva le lodi della libertà americana accanto al suo padroncino Bush junior?) davvero non ha prezzo! Altro che Lucano e Masterfcard! Solo per questo dovremmo erigere ad Assange un’enorme statua davanti alla Farnesina!
Ma al di là del tipico cabaret italico al quale siamo, ormai, abituati, quello che ritengo fondamentale è la novità nella gestione del potere che WikiLeaks ha imposto al mondo. Il messaggio sembra essere evidente: state attenti, amministratori del potere, perché oggi, con i mezzi di comunicazione, non potete mai essere al sicuro. Mentire può essere un gioco pericoloso e questo perché il popolo della Rete non è più disposto a credere alle balle dei mainstream media. Quei milioni di cittadini che non si accontentano più delle fiabe della buona notte dei TG serali, dove il cattivone viene punito e il buono premiato, cercano su Internet, tra varie fonti indipendenti, per informarsi e provare a capire come stiano davvero le cose.
Ma la cosa che più stupisce è che, evidentemente, anche all’interno del sistema di potere che gestisce in modo propagandistico l’informazione di massa esistono persone, che di questo sistema fanno parte, che dietro la garanzia dell’anonimato più assoluto sono disposte a collaborare con i pirati libertari di Capitan Assange per smascherare le balle globali con cui i media asserviti a Washington, e con loro tutti i servi del potere degli altri paesi, intasano e avvelenano l’etere. È naturalmente prematuro cercare di prevedere gli sviluppi futuri. Assange è stato accusato di stupro, anche un bambino delle elementari capirebbe che si tratta di un’accusa creata ad hoc per fermarlo, attualmente è ricercato dall’Interpol con un mandato di cattura internazionale, il sito di WikiLeaks ha subito attacchi così potenti che l’Internet provider cui si appoggiava ha deciso di abbandonare la nave dei pirati.
Il merito di Montesquieau fu quello di aver sottolineato l’importanza dell’equilibrio dei poteri e di aver combattuto perché ai poteri indipendenti si aggiungesse quello giudiziario. Assange oggi ci mostra una cosa importantissima: nell’era dell’informazione ai tre poteri ne deve essere aggiunto un quarto senza il quale non è più possibile pensare a un corretto funzionamento di un sistema democratico: il quarto potere dell’informazione la cui libertà ed indipendenza deve essere garantita per legge. Nessuno di noi affiderebbe la propria vita ad un giudice stipendiato da un privato perché la sua indipendenza sarebbe quantomeno dubbia. Assange e la sua banda passeranno alla Storia per averci mostrato quanto sia pericoloso affidarsi a giornalisti e opinion maker stipendiati da quelle stesse persone le cui pecche dovrebbero smascherare. Non mi rimane che tifare per Assange e augurargli che la sua nave “Quarto potere” di pirati buoni resista alla tempesta e agli attacchi degli squali dell’informazione pilotata e ringraziarlo per averci dimostrato cosa significa fare il giornalista e quanto sia importante la libertà di stampa.

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